Consigli Non Richiesti Atto VI: Teoria e pratica dell’invidia del pene

Consigli Non Richiesti Atto VI
Teoria e pratica dell’invidia del pene
ovvero
‘Perché lui pubblica e io no?’

scream

rosicare ‹ro·si·cà·re› v.tr. e intr. (rósico, rósichi, ecc.)
tr. Rodere a poco a poco.
intr. (aus. avere), region. Rodersi.

Ora dovrei fare un filmato sulla mia faccia, metterlo su Youtube e infilarlo in questo post. Sarebbe una clip di circa trenta secondi, in cui stringo le labbra, faccio un mezzo sorriso e annuisco lentamente. Trenta secondi di silenzio in cui ci guarderemmo dritti negli occhi, nel mio disperato tentativo di farvi cogliere il senso del titolo di questo articolo.
Sì, sto sorridendo.
Sì, ho le labbra strette.
Sì, sto annuendo.
E ho l’aria divertita.
E disperata.
Avete capito? No? Nel dubbio…

Nel dubbio narreremo la storia di Ermanno (un nome che mi piace) e Teofilo (il mio vecchio insegnante di Geografia Economica, ex balilla ottantenne e, credo, oggi deceduto o assunto in cielo per trasmigrazione secondo Satori).
Ermanno scrive da quand’era un giovincello, poesie d’amore per ragazze che non gliela davano nemmeno sotto chimica, storielle divertenti per far ridere gli amici e tracce mai completate di un bel romanzone di guerra atomica. Tutta roba giovanile, che prima o poi finisce nel cassetto e talvolta, timidamente, viene spedita a qualche editore che non se la fila manco di striscio.
Anche Teofilo scrive. Non è neanche malaccio, predilige il saggio storico, scribacchia qualche sua ricerca fatta nel tempo perso, tra una partita di calcetto e una lezione per prepararsi al diploma.
Il tempo passa, entrambi crescono. Ermanno sospende la scrittura causa lavoro e famiglia, Teofilo pure non ha molto tempo ma lentamente scrive un bel saggio su Pericle e l’antica Grecia.
Poi un bel giorno Ermanno riapre il cassetto e scopre di aver scritto dieci libri di poesie e cinque romanzi. Minchia, magari qualcuno me li pubblica pure, si dice, così ne confeziona un paio di meritevoli e li spedisce. Riceverà risposta dal solito editore a pagamento, che glisserà e attenderà speranzoso il riscontro di un editore vero.
Nel frattempo Teofilo fa la stessa cosa, ha terminato e rifinito il suo saggio e ha deciso di darsi anche al romanzo, apparentemente con buoni risultati.
Ermanno non riceve risposta, mentre Teofilo viene contattato dalle Edizioni La Buffa. Va da loro, si esamina il testo, gli vengono richieste delle modifiche e lui torna a casa a lavorarci sopra. Poi ritorna con il testo sistemato e questi glielo pubblicano.
Ermanno nel frattempo ha ripreso a scrivere, pronto a sfoderare il capolavoro della vita. Quando finalmente lo termina lo manda a ventimila editori e attende. Qualche risposta negativa, qualche silenzio e qualche insulto. Succede.
Poi va in libreria e trova il testo di Teofilo. Non so perché, ma si incazza leggendo la sua biografia: il primo, vero saggio scritto e subito pubblicato. Parte la pantomimica sega mentale della teoria del complotto, poi dagli all’editore che non capisce un cazzo, che lui scrive meglio e alla fine accidenti a Teofilo e a tutte le generazioni a venire a lui collegate.

Mi rendo conto che brucia, mi rendo conto che fa male: ci sono già passato, un po’ sono stato Ermanno pure io. Ma guardiamo in faccia la realtà: Teofilo è bravo, ci sa fare, sa scrivere. E’ stato fortunato? Certo, perché negarlo? Ma i suoi libri sono piaciuti, qualcuno li legge, quindi va bene il culo ma c’è anche una testa dietro.
Ermanno? Ha la mia solidarietà, ma non dovrebbe incazzarsi più di tanto.
Giusto come primo appunto eviterei l’archeologia, ho preso in mano anch’io vecchi manoscritti, ma l’amara verità è che facevano schifo, o erano da riscrivere totalmente. Un paio forse li rivedrò, in futuro, ma non li spedirò mai più così come sono. L’ho fatto una volta e non è stata una bella figura.
Quindi, Ermanno, non t’incazzare, guarda in faccia la realtà: Teofilo era come te e ce l’ha fatta, cerchiamo di essere felici per lui, perché è stato più bravo e fortunato. Rivediamo questi testi, se sono troppo vecchi lasciamoli nel cassetto, dedichiamoci a qualcosa di nuovo.
Leggi, Ermanno, leggi tanto. Cerca persone come te, condividi il tuo lavoro, fatti criticare senza innervosirti, lascia che i pensieri altrui ti aiutino a migliorare.
Se poi alla fine non funziona, ahimé, lasciamo stare, non è la nostra strada. Il solo pensiero mi turba e mi fa soffrire, lo dico ma ancora non ci credo, eppure per molto tempo è stato così: avevo rinunciato.
Ora ho ripreso la speranza, supportandola col duro lavoro.
Non so se sarò come Teofilo, ma intanto mi complimento con lui.

Ho superato l’invidia del pene semplicemente guardandomelo: non è male, mi piace, va bene così.

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